Genoa-Fiorentina, una gara di dettagli e novità. Un concetto finora sconosciuto ai viola
La storia recente dice che a Genova la Fiorentina sa come si vince: tre successi consecutivi al Ferraris, campo che fino a pochi anni fa era un incubo e oggi è diventato quasi un portafortuna. Eppure, mai come stavolta, il peso di questa sfida va ben oltre la statistica. Il Genoa non batte la Fiorentina in casa dall'1 settembre 2019, ma arriva con la voglia di spezzare un digiuno che dura da mesi: dal 4 aprile, 1-0 all’Udinese, i rossoblù non conoscono vittorie davanti al proprio pubblico e in questa Serie A 2025/26 non hanno ancora trovato il gol al Ferraris.
È un dato che racconta molto. Racconta di una squadra che costruisce, che arriva spesso al tiro, ma che sbaglia l’ultimo passaggio o la conclusione. Numeri alla mano: 13 expected goals prodotti contro 10.6 concessi, eppure solo 6 reti fatte e 14 subite. Una squadra che gioca, ma che concretizza poco e concede troppo.
Quando le statistiche incontrano la realtà
Il Genoa è la formazione più ammonita del campionato, quella che subisce più reti nei primi 15 minuti della ripresa e una delle due (insieme alla Fiorentina) che perde più punti nel secondo tempo rispetto al risultato del primo. Segno che mentalmente e fisicamente qualcosa si spegne. Ma anche la Viola non può sentirsi superiore: con 16 gol incassati è la peggior difesa della Serie A al pari di Torino e Verona, e l’assenza di vittorie dopo dieci giornate rappresenta un unicum nella sua storia recente. L’ultimo successo risale al 25 maggio, quel 3-2 di Udine che sembrava preludere a ben altri orizzonti e che complice la clamorosa dipartita della Lazio dette ai Viola l’accesso all’ennesima apparizione in Conference League. Da allora, solo rimpianti.
Le probabili scelte di De Rossi e Vanoli
Vanoli dovrà fare i conti con la stanchezza accumulata da chi ha giocato in Germania. L’idea è confermare il 3-5-2, con De Gea tra i pali e il terzetto Pongračić, Pablo Marí e Ranieri davanti a lui. Sugli esterni spazio a Dodô e Fortini, con Mandragora mezzala sinistra e Sohm a destra, galvanizzato dal gol in coppa. Nicolussi Caviglia sarà ancora il regista basso. Davanti Kean resta il punto fermo, mentre accanto a lui si giocano una maglia Fazzini, Gudmundsson, Džeko e Piccoli: l’ultima rifinitura chiarirà chi ha più benzina.
De Rossi, squalificato, dal canto suo, sembra orientato a proporre il 3-5-2 con Marcandalli promosso titolare in difesa accanto a Østigård e Vazquez; corsie affidate a Norton-Cuffy e Martin, mentre in mezzo agiranno Frendrup e Masini con Thorsby da mezzala. Malinovskyi, squalificato, mancherà parecchio. Davanti il tandem Colombo-Vitinha, con Ekuban ed Ekhator pronti a subentrare.
Che gara aspettarsi?
È una partita che vive di dettagli. Il Genoa tende ad aprirsi molto con gli esterni, soprattutto con Martin che crossa appena varcata la metà campo e Norton-Cuffy che accompagna l’azione fino in fondo. Da lì nascono molti traversoni e altrettanti spazi alle spalle. È proprio quel corridoio – quello alle spalle del laterale sinistro – che la Fiorentina dovrà sfruttare. La catena Dodô-Sohm-Kean può diventare l’arma decisiva, con verticalizzazioni rapide su Nicolussi Caviglia e palla immediata nello spazio. Kean, quando attacca in profondità, è devastante: servirgli un pallone pulito significa trasformare un’azione anonima in un’occasione da gol.
Difendere bene, concetto finora sconosciuto
Dietro, invece, servirà un atteggiamento più concentrato che mai. Il Genoa è squadra di cross e seconde palle: il pericolo non arriva solo dal primo colpo di testa, ma dalla respinta corta, dove Masini e Frendrup arrivano sempre a rimorchio. Ranieri dovrà guidare la linea, Pablo Marí e Pongračić evitare di uscire troppo alti per non lasciare varchi centrali a Vitinha e Colombo. Le palle inattive saranno un’altra chiave: i rossoblù caricano sempre il secondo palo con Østigård e Thorsby, due torri difficili da contenere. Per la Fiorentina sarà importante marcare a uomo, evitare le zone ibride e liberare subito il contropiede una volta recuperata palla, perché il Genoa fatica a rientrare in posizione quando resta scoperto.
Sarà anche una gara nervosa. Il Grifone è la squadra con più ammoniti del torneo e non reggono bene la pressione se messi alle corde. Gli esterni viola dovranno puntare l’uomo con continuità: costringere il Genoa a rincorrere significa portarlo fuori ritmo, fargli perdere lucidità e sfruttare eventuali errori. Ma occhio, perché anche la Viola non potrà permettersi cartellini ingenui: con una difesa così fragile, restare in dieci sarebbe una condanna.
In definitiva, Genoa-Fiorentina sarà una sfida di carattere più che di estetica. Due squadre che si assomigliano, entrambe ferite, entrambe in cerca di risposte. Chi saprà gestire meglio i quindici minuti iniziali della ripresa, dove entrambe tendono a crollare, probabilmente porterà a casa il risultato. La Fiorentina deve giocare con la fame di chi non può più aspettare, con la rabbia di chi si sente migliore della classifica che ha, senza però esser supponenti. Perché i numeri, oggi, dicono solo una cosa: vincere non è più un’opzione, ma un obbligo.



