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Domenico Morfeo
Foto: Galassi Silvano

L'ex calciatore della Fiorentina Domenico Morfeo ha rilasciato un'intervista a La Gazzetta dello Sport per ripercorrere le tappe della propria carriera. L'ex viola ha raccontato anche qualcosa del suo passato a Firenze e ha fatto capire chiaramente che il mondo del pallone non gli va più a genio.

Il mondo del calcio

“Mi dispiace non essere sempre stato un professionista - dice Morfeo rivelando il principale rimpianto della sua carriera - Avessi avuto un'altra testa, chissà dove sarei arrivato. Mi è mancato quello, non mi piaceva correre né allenarmi. Giocavo con incoscienza, per me è stata croce e delizia. Oggi forse gestirei tutto diversamente. Il calcio è stato il mio migliore amico, mi ha permesso di avere tutto quello che ho oggi, ma anche un nemico per alcune situazioni vissute. Ho litigato con tanti, direi quasi con tutti. Quello del pallone è un mondo senza amicizie, fatto di rapporti di convenienza. Avevo le qualità per essere titolare in Nazionale, non ho avuto la testa. Poi a un certo punto il resto aveva preso il sopravvento sul calcio e sulla mia voglia di giocare, così ho smesso. Non mi divertivo più. Oggi gestisco il mio ristorante a Parma e sono felice, la vita non finisce con il pallone. Il calcio di oggi non mi manca, anzi mi fa schifo quello che vedo. Non tornerei mai. Lo trovo un mondo falso".

Ex viola

Morfeo prosegue raccontando aneddoti su calciatori e allenatori ben noti a Firenze: "Un grazie? Lo direi a Prandelli. Mi ha fatto esordire, è stato un secondo padre. Un allenatore preparatissimo, capace, intelligente. Il migliore mai avuto e uno dei migliori in Europa in assoluto. A Parma con Gila ci siamo divertiti. Pensi che in allenamento non lo voleva nessuno, non segnava manco con le mani. Poi si fece male Adriano e lui iniziò a buttarla dentro a raffica. Quanti assist gli ho fatto...".

Il rapporto con i fiorentini

Infine Morfeo torna anche sul complicato rapporto col tifo della Fiorentina che, durante gli ultimi mesi difficili della gestione Cecchi Gori, lo accusò pesantemente: “L'importante è non abbassare mai la testa. Non avevano capito niente, mi accusavano di non impegnarmi e di voler mettere in mora la società. C'era persino chi diceva che mi inventassi gli infortuni...”.
 


 


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