Ve la ricordate, la Fiorentina di ottobre? Un approccio molto complicato alle tre competizioni, sia per Italiano che per la sua Viola, era legato a un periodo fatto di cambiamenti anche radicali, snaturando il ‘credo’ del mister per ritrovare identità e una condizione mentale accettabile. Oggi, giustamente, si cavalca l’onda dell’entusiasmo sottolineando parole come consapevolezza e spirito di gruppo. Sembra passata una stagione intera, eppure se si fa un breve flashback tornando alla gara d’andata contro l’Inter, si entra in un mondo al contrario.

Dispiace aver rievocato uno dei ricordi più amari dell’annata calcistica. Un 3-4 rocambolesco, per certi versi maledetto e sporco, macchiato da una direzione arbitrale molto discussa e discutibile. Ma ciò che conta maggiormente è la percezione della partita giocata dalla Fiorentina, ai tempi reputata reazione più che positiva e tutelata dallo scudo delle colpe altrui. L’abissale distacco (per fortuna) con l’attualità emerge anche da questi fattori. Quella di ottobre era una Fiorentina mentalmente fragilissima, che si scioglie come neve al sole sul contropiede killer nerazzurro in pieno recupero, per giunta dopo aver appena pareggiato. Forse l’errore di Venuti racchiude al meglio il terrore del momento.

Decisamente meglio tornare all’attualità. Eccoci qui, dunque, dopo una vittoria a San Siro, nonché l’ottava di fila e la nona nelle ultime dieci. Numeri significativi, che raccontano la crescita mentale e la piena acquisizione di consapevolezza dei propri mezzi. La svolta emotiva chiave è Braga, la prima volta in cui la Fiorentina riesce a sfatare i tabù che la avevano accompagnata fino a quel momento. Poi arriva Verona, la necessaria conferma che la Viola non appartiene a nefaste zone di classifica. Da queste due boccate d’ossigeno si articola la risalita della squadra gigliata.

Fino a ieri, dove neanche la sosta e una delle squadre (sulla carta) più forti della Serie A riescono a fermare l’entusiasmo viola. Un’altra enorme differenza rispetto alla sconfitta del Franchi contro l’Inter: la cosiddetta fortuna, che aiuta gli audaci. Non è il fato a decidere come devono andare le partite, ma si deve avere la capacità di prendere le redini dei momenti del match, cosa che si può mettere in atto soltanto con lucidità mentale e una sana dose di cinismo. In parole povere, coscienza delle proprie potenzialità, possibilmente non annebbiata da fantasmi negativi. Qui sta tutta la differenza tra la Fiorentina e l’Inter viste all’opera ieri, tra la Viola attuale e quella di inizio stagione. Adesso sì che la licenza di sognare spopola; d’altronde, se è solo l’inizio di aprile, possiamo divertirci parecchio.

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