Errare è umano, perseverare è diabolico, dice il detto. Un detto già usato varie volte, anche troppe, tanto da scadere veramente nel noioso e nel ripetitivo. Perché qui di errori se ne vedono di molto simili ormai da 3 anni e mezzo, considerando ovviamente solo la parte imputabile all'attuale proprietà: basti pensare alla lista assurda di attaccanti, il cui migliore resta ancora colui che non è stato preso, bensì trovato da Commisso & company.

E l'attacco è il reparto che risalta subito agli occhi, vista la sterilità offensiva, ma è solo la punta dell'iceberg perché di storture, anche ripetute, se ne vedono un po' a tutti i livelli, pur limitandoci al lato tecnico. Ancora oggi ad esempio non è chiaro chi sia a comandare: Pradè e Burdisso, i più 'esperti' del settore, quanto decidono? Il potere di veto anche sul fronte tecnico ce l'ha davvero Joe Barone? Perché Commisso, dopo 3 anni e mezzo di errori certificati, di convinzioni smentite dai fatti, ancora a livello pressoché zero nella costruzione di un progetto tecnico continua a fidarsi ciecamente dei suoi collaboratori e delle dinamiche instaurate nel club? E Italiano quanto peso ha nelle scelte tecniche che poi si abbattono sul suo lavoro, condizionandolo in negativo?

E' chiaro che se un'indulgenza di base era naturale e sacrosanta con chi arrivava da fuori, in tutti i sensi, è altrettanto chiaro che perseverare nell'errore ad oltranza non sia né normale, né giustificabile. Ed anzi, in un certo senso autorizza a pensar male (si faccia ciascuno, il proprio 'mal' pensiero, nel caso). In attesa di capire che ne sarà del rendimento nelle coppe (che comunque poco sposterebbe sul fronte di questa analisi) e con un campionato quasi andato, sarebbe l'ora appunto, per riprendere una citazione de Il Ciclone, che i suddetti protagonisti uscissero allo scoperto, alla luce del sole.

Della serie, "Presidente, se il calcio ti interessa, dillo".


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