De Gea si prende la fascia: ma se il capitano è il portiere, chi parla con l’arbitro? Ecco come funziona

Nella partita contro l’Udinese, ancora prima di scoprire una Fiorentina disposta a quattro e, soprattutto, finalmente vincente, tutti noi ci siamo accorti di un’altra grande novità. Luca Ranieri in campo, ma senza la fascia al braccio. Il capitano infatti era David De Gea, una scelta forte e significativa da parte di Vanoli. Un modo per mandare un doppio segnale: a Ranieri, che per prestazioni e atteggiamento quella fascia aveva dimostrato di non meritarla, e a De Gea, nella speranza di responsabilizzarlo e fargli ritrovare quell’entusiasmo che sembrava avere perso al pari della sicurezza normalmente sfoggiata, intaccata invece ultimamente da prestazioni ed errori non da lui.
Chi parla con l’arbitro? Ecco come funziona
Ma al netto del significato di tale scelta, la domanda che molti si fanno è un’altra. Se l’unico che può dialogare con l’arbitro è il capitano, come può farlo il portiere che si trova spesso lontano dal direttore di gara? La risposta è molto semplice, almeno per gli addetti ai lavori: in certi casi viene scelto e comunicato all’arbitro un giocatore di movimento che, durante la partita, farà le veci del capitano quando l’azione è distante dalla propria porta.
Precedenti illustri
Non si tratta comunque di un caso isolato. Nel corso degli anni sono stati tanti i portieri insigniti della fascia di capitano: a Firenze lo abbiamo visto con Frey, ma potremmo citare Buffon alla Juventus e in Nazionale, Donnarumma quando veste la maglia azzurra, Casillas al Real Madrid e con la Spagna, Neuer al Bayern Monaco e con la Germania, solo per fare alcuni nomi. C’è però un fattore comune: per indossare la fascia, il portiere deve essere un calciatore importante, un valore aggiunto, un leader tecnico e carismatico della squadra. E David De Gea indubbiamente lo è.
