Nell'arrivo di Franck Ribery a Firenze, ci sono tante analogie con un altro arrivo dell'ultimo periodo viola: quello di Rocco Commisso. Infatti, sono diversi i punti in comune tra il Presidente della Fiorentina e quello che, a breve, diventerà un giocatore della squadra gigliata.

Entrambi infatti, sono due self-made man. Uno, Mr. Rocco, ha costruito la sua Mediacom direttamente nel suo garage di casa, l'altro ha sviluppato le sue doti calcistiche davanti alla sua abitazione.

Il piccolo Franck, infatti ha iniziato a calciare il pallone nella sua Boulogne sur mer, cittadina della Cote de Nacre, tra le strade ed i palazzi. E proprio come Rocco Commisso è arrivato al top, con un lungo processo di crescita personale e sportiva.

La sua prima partita di Ligue 1 è arrivata a ventuno anni, tanti rispetto ai neanche maggiorenni che debuttano adesso nei campionati di tutta Europa. Ribery si è fatto da solo, prima nella squadra della sua città, poi passando al Brest ed infine al Metz, dove ha debuttato tra i grandi.

Franck Ribery, oltre a coltivare un sogno che è diventato realtà (anche per i suoi fratelli), ha fatto ciò che aveva promesso ai genitori. Non li ha fatti più lavorare. Infatti, dal suo passaggio al professionismo in poi, papà Francois e mamma Marie Pierre hanno potuto godere della grandezza del proprio figlio, lasciando i rispettivi lavori. Franck, in gioventù aveva aiutato il padre sui cantieri, ma poi le sue qualità calcistiche hanno avuto la meglio.

Se Ribery si sente pronto alla sfida in viola, è perchè tutta la sua carriera è partita con leggero ritardo. Basti pensare che la Nazionale l'ha raggiunta alla vigilia del Mondiale del 2006 e che, la sua fama, è diventata tale solo nell'anno successivo.

Quella di Franck Ribery alla Fiorentina può essere una storia unica, proprio come quella di Mr.Commisso. Una scommessa, per entrambi, che può far sognare una città che, a loro, può regalare tanto. Fatica, sudore e passione sono le chiavi di un progetto che vuol vedere la Fiorentina vincere. Aspettiamo, intanto però, come cantava Samuele Bersani: "Lasciami sognare in pace"


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