Ci sono un paio di costanti che accompagnano la Fiorentina sicuramente da inizio stagione, e forse anche da un po' prima, a prescindere dalla bontà o meno della prestazione: mai quest'anno abbiamo visto una partita di 90 minuti giocata interamente dalla squadra viola. Il vizio di giocare le gare a metà infatti non abbandona la formazione di Prandelli, come non abbandonava quella di Iachini e anche domenica con il Milan la bella prova viola è arrivata fino al 65'. E dire che rispetto ad altre volte è andata anche bene, perché a Cesena con lo Spezia, ad esempio, la prestazione si era interrotta al 5' del primo tempo.

Nessun club, neanche quelli al vertice europeo, possono permettersi di staccare la spina, di calare di intensità, di cadere nella paura, di farsi schiacciare e assistere inermi alle reazioni avversarie. Eppure alla Fiorentina capita con regolarità, perfino contro squadre reduci da faticose partite europee infrasettimanali: inspiegabile come alla lunga domenica sia venuto fuori il Milan, privo anche di molte alternative. E poi c'è l'altro grande marchio di fabbrica, che è quello della "resistenza difensiva": la squadra viola è totalmente incapace di mantenere un vantaggio ma talvolta perfino un pareggio. Basta poco, anche niente, per subire gol e anche questo è un vizio che difficilmente ormai verrà estirpato. Il perché accada probabilmente andrebbe cercato nelle caratteristiche mentali dei calciatori ma qui si entrerebbe quasi sul filosofico e sul soggettivo nel dare giudizi: di certo c'è solo una cosa, questo gruppo deve salvarsi e poi va smantellato. E lo smantellamento dovrebbe partire da chi tale gruppo incomprensibile l'ha allestito.


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