Ribery, da solo, non è un giocatore che può fare la differenza. Detta così sembra quasi blasfemia, ma spieghiamoci meglio. Il francese è senz'altro un fuoriclasse dai colpi straordinari, ma da quando è arrivato a Firenze ha sempre brillato in quanto a servizio della squadra.

I gol contro Milan e Lazio l'anno scorso, senz'altro, sono state perle personali. Ma spesso e volentieri le giocate di Ribery sono state funzionali a essere sfruttate dai suoi compagni. Un assist vincente, un movimento a liberare lo spazio, un dribbling a cui segue il passaggio illuminante. E ci aveva provato anche a Milano, quando aveva servito l'accorrente Pulgar che però come al solito era in ritardo.

Ecco, alla luce di questi fatti forse potrebbe cambiare la visione che abbiamo di Ribery. Che certamente non è in forma e certamente non sprizza entusiasmo. Ma un Ibrahimovic, che risolve le partite a suon di gol, lui non lo è mai stato. E senza una squadra che lo supporta, senza qualcuno che valorizzi le sue giocate rischia di diventare un giocatore normale.

L'ultimo a trasformare in oro una sua invenzione era stato Chiesa, proprio a San Siro anche se contro l'Inter. Da quel momento il nulla, e fa impressione dirlo ma è proprio così: la mediocrità attuale della Fiorentina ha spento anche il genio di uno dei talenti più cristallini della Serie A.

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