E se c'è una certezza attualmente in questa Fiorentina, questa si chiama Dusan Vlahovic. Di lui si è abbondantemente cominciato a parlare da quando il gol per lui è fortunatamente cominciato a diventare un vizio importante. Con il cambio in panchina e l'arrivo a Firenze di Prandelli la crescita della giovane punta serba è stata esponenziale: 12 gol nelle ultime 18 partite in Serie A (l'ultima delle quali giocata con Iachini di nuovo sulla panchina viola). Vlahovic si è preso la Fiorentina sulle spalle a suon di reti e la sta faticosamente portando al sicuro.

E se a inizio anno le rotazioni in attacco con Cutrone e Kouame lo facevano vacillare, adesso il classe 2000 ha la maglia da titolare cucita stretta addosso. Con certi numeri di fatto, è impossibile che non lo sia. Proviamo a portare però la nostra analisi oltre al talento di Belgrado. Con l'addio dell'ex Wolverhampton, per sostituirlo la Fiorentina può adesso contare solo su Kouame e su Kokorin.

Il primo, la quale posizione da prima punta o seconda punta è stata spesso trattata dai due allenatore viola di questa stagione, non ha le caratteristiche tecniche e fisiche per poter rimpiazzare Vlahovic. Un giocatore estremamente diverso e giovane, con un grande bisogno di continuità. Quest'anno per lui 28 presenze (di cui molti spiccioli di partita) e soltanto 2 gol, in un'avventura a Firenze che non sembra decollare. C'è poi Kokorin, arrivato in inverno dalla Russia e ancora mai veramente visto all'opera. Vecchi dolori sono tornati a farsi sentire e la sua assenza tra i titolari dura ormai da inizio marzo e anche domenica sarà assente.

La fortuna della Fiorentina è aver trovato l'esplosione di Vlahovic (non solo in fase realizzativa) in una stagione che altrimenti poteva essere molto più drammatica. La giovane età gli permette di giocare tranquillamente i 90 minuti, ma è palese che alle sue spalle il vuoto sia ancora troppo grande.


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