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Michele Fratini

FiorentinaNews.Com ha intervistato l'intermediario e talent scout Michele Fratini per analizzare il difficile periodo della squadra viola e i cambiamenti a livello societario. 

Cosa ne pensa del nuovo Direttore Sportivo della Fiorentina? Quanto si discosta dal suo predecessore nel modo di fare mercato?

Roberto Goretti lo conosco professionalmente da tanti anni, è una persona che stimo molto. È una grande opportunità per lui perché ha sempre fatto categorie diverse, ma sempre in piazze importanti come Perugia, Cosenza e Reggio Emilia. È un direttore molto bravo perché con le risorse che ha avuto a disposizione ha sempre lavorato bene, facendo un bellissimo lavoro di scouting. È un dirigente che lavora sottotraccia, un vero professionista che non si fa vedere molto, non ostenta. È un profilo tranquillo, che conosce molto bene il calcio. Sa scegliere il giovane già pronto, e lo sa fare pescando anche in categorie diverse. Ha sempre avuto ottimi rapporti con la Fiorentina, è stato colui infatti che prese il figlio di Barone a Perugia. Penso che questa sia un’opportunità meritata per lui. Firenze ha un vestito grande, ma si saprà calare subito nel ruolo. Chiaramente oggi è difficile gestire la Fiorentina, mettere le mani in questa società. Ma non tanto perché è ultima, perché sembra ci siano dei malcontenti. I cosiddetti ‘generali’ ancora non rendono e il gruppo si è un po' sfaldato. Ora bisogna vedere se lui ha carta bianca, se lo fanno lavorare, darà sicuramente il 150%”.

Qualche consiglio?

“Gliene do uno, in qualità di fiorentino e di addetto ai lavoro: io aprirei la porta e lascerei andare quei giocatori che hanno calato il proprio rendimento, per sostituirli con giocatori che sono veramente motivati”.

Oltre al Diesse è cambiato anche l’allenatore in casa viola…

“Sono contento per l'operazione Vanoli perché è un motivatore e la Fiorentina aveva bisogno di questo. Ha fatto il secondo a Conte tanti anni, ha vinto al Chelsea, ha vinto all'Inter. tutto ciò che riguarda il motivare un calciatore a livello mentale lui ce l'ha. Manca uno che si fa sentire a Firenze e in questo Vanoli è bravissimo”. 

Quanto può pesare in questo periodo negativo, in tutto il marasma societario l'assenza o la lontananza della proprietà?

“Secondo me è tutto relativo. È vero che è importante la presenza, ma quando hai un direttore generale che fa le sue veci va benissimo. Forse sbaglio io, ma non penso che il presidente del Real Madrid vada tutti i giorni al campo d’allenamento. La cosa che dispiace è che il Viola Park, il centro sportivo più bello in Europa, non ha portato nulla in più sul campo. Quello che conta sono i giocatori, sono loro che vanno in campo e che devono rendere di più. Secondo me la motivazione è che alla Fiorentina manca proprio il leader, quello che unisce. Giancarlo Antognoni quando giocava era un capitano silente, ma tutti lo vedevano come un punto di riferimento; Batistuta era un guerriero che trascinava la squadra. Mancano questi simboli nella squadra e nella società. Sarebbe bello che i calciatori ricomincino a vivere il calore di questa bellissima città, dove il calcio è stato inventato e si respira quotidianamente: andare in giro per Firenze a firmare autografi ai bambini, presenziare agli eventi dei viola club. Tutto questo crea calore e appartenenza, ma nel calcio moderno purtroppo è finito”. 

 


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