Uno dei giocatori più in forma e in crescita dell’ultimo periodo, prima della sosta del campionato, è stato sicuramente Domilson Cordeiro dos Santos, meglio conosciuto come Dodo. Per fare il punto sul terzino brasiliano che la Fiorentina ha acquistato la scorsa estate dall’Ucraina, FiorentinaNews.com ha contattato Carlo Nicolini, assistente dell’amministrazione e uomo mercato dello Shakthar Donetsk.

Salve Nicolini, parliamo un po’ di Dodo, un ragazzo che allo Shakthar avete preso giovanissimo dal Brasile, fino a farlo diventare uno dei prospetti più interessanti del vostro club. Poi c’è stata la cessione in estate per una cifra importante alla Fiorentina, dove adesso risulta tra i calciatori più in forma. Si aspettava questa sua esplosione? Anche se ci sono state delle difficoltà all’inizio, arrivando dall’Ucraina, un contesto, purtroppo, molto diverso da quello italiano, mi aspettavo questo Dodo. Sono contento che alla fine abbia perseverato, sono stati bravi Italiano ed il suo staff ad aspettarlo. Veniva da un periodo di inattività lungo che per un ragazzo di vent’anni può essere difficile da superare. La partita col Napoli poi aveva un po’ illuso tutti, quando era riuscito a fermare Kvara, ma in Serie A, giocando contro esterni sinistri molto forti, non può che crescere ulteriormente. Noi credevamo molto in lui: lo mandammo in prestito a giocare nella prima stagione perché era chiuso da Srna, ma quando è tornato è diventato un punto fermo della nostra squadra.

Si può dire che le difficoltà iniziali di Dodo fossero dovute al fatto che quello ucraino è un campionato inferiore rispetto alla Serie A? Dodo con noi giocava la Champions, una competizione che con la Fiorentina certo non fa. Quindi non è vero che il campionato ucraino è inferiore, piuttosto diverso: basti ricordare che l’Ucraina U20 è stata campione del mondo nel 2019. I giovani forti ucraini, infatti, non mancano e vi posso dire che Dodo non sarebbe mai arrivato a Firenze se non fosse scoppiata la guerra. O comunque la Fiorentina avrebbe sborsato una cifra molto più alta per lui. Noi allo Shakhtar li facciamo giocare di più i giovani rispetto all’Italia perché dietro abbiamo un importante progetto di scouting: se vediamo il talento non dobbiamo aver paura di farlo giocare. Anche in prima squadra.

Cercando di inquadrare Dodo dal punto di vista tecnico, quali sono, secondo lei, le sue migliori caratteristiche? Può disporre ancora di margini di miglioramento? Dodo è un fluidificante – se ancora è valido questo termine – bravo quindi ad andare su e giù per la fascia. Le sue carenze erano relative alla fase difensiva e all’inizio, infatti, soffriva questo aspetto perché gli veniva richiesto un maggior impiego nelle zone arretrate. Adesso che è più libero di attaccare, però, la Fiorentina sta vedendo il vero Dodo, ma sono convinto che abbia ancora un gran margine di crescita. Non lo reputo un giocatore arrivato, anzi, la sua scalata è appena cominciata. L’importante, per la società di Commisso, sarà trattenerlo: comprare a 10 per vendere a 11 non ha mai senso. Ad esempio, la cessione di Vlahovic aveva più senso perché la cifra era molto importante, irrinunciabile, ma perdere dei potenziali campioni per due soldi significa non avere ambizioni.

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